La meravigliosa tradizione greca dei giochi olimpici

I primi giochi olimpici si svolsero nel 776 a.C. ad Olimpia, in Grecia: in principio era essenzialmente una manifestazione locale e veniva disputata unicamente un’antica gara di corsa. Successivamente si aggiunsero altri sport e i Giochi arrivarono a comprendere corsa, pugilato, lotta e pentathlon.

Le gare avevano un importante valore religioso e si svolgevano durante grandi feste in onore degli dei per onorare il padre degli dei Zeus ad Olimpia o anche per Apollo a Delfi. Per celebrare adeguatamente queste manifestazioni esisteva un cerimoniale caratterizzato da processioni, sacrifici, preghiere, inni, offerte dei fedeli, inoltre si credeva che la prestanza dei muscoli degli atleti fosse cosa gradita agli dei e che la vittoria significasse il volere degli stessi dei.

Potevano partecipare alle gare solo cittadini greci liberi, erano invece esclusi i barbari, gli schiavi e le donne; inoltre vigevano due categorie separate quelle dei ragazzi dai 12 ai 17 anni e quelle degli adulti dai 18 anni in poi. Ogni atleta doveva seguire una dieta che consisteva nell’assunzione di pane d’orzo, pappa d’avena, formaggio fresco, fichi essiccati e frutta secca in seguito fu aggiunto il filetto di carne.

Nella prima olimpiade si svolse una sola gara: la corsa dello stadio che era una corsa di velocità in una distanza di 192 metri. Nel 708 a.C. vennero aggiunte la lotta ed il pentathlon, successivamente nel 688 a.C. si aggiunse il pugilato e quindi la corsa dei carri con quattro cavalli, le gare ippiche ed il pancrazio una combinazione tra lotta e pugilato.

Fino al 684 a.C. i giochi si svolgevano in una sola giornata con l’aumentare delle specialità si arrivò a tre giornate; in epoca romana vennero aumentati a sei giorni fino alla fine dell’antichità e presero ad avere un significato universale potendo partecipare tutti non solo i greci.


Ecco alcune delle specialità più belle dei giochi olimpici:

  • le gare di corsa: per evitare partenze anticipate veniva tirata una corda davanti agli atleti che cadeva soltanto attraverso un meccanismo azionato da un mazziere; il traguardo era posto all’altra estremità dello stadio. Quando veniva percorso due volte lo stadio invece il traguardo era situato sulla linea di partenza. Sia per quanto riguarda le corse che le gare di lanci, gli atleti si allenavano nel cosiddetto ginnasio caratterizzato da un cortile rettangolare delimitato da portici, mentre per quanto riguarda la lotta, il pugilato ed il salto esisteva una palestra su pianta quadrata.

 

  • il salto era compreso nel pentathlon: gli atleti saltavano in una fossa rettangolare riempita di sabbia, la misurazione veniva effettuata con una lunga asta detta kanon fino al segno lasciato dai piedi dell’atleta sulla sabbia, un po’ come avviene oggi. Una curiosità stava nel fatto che il saltatore aveva in mano due pesi di pietra o di metallo del peso di 1,5/2 chili cadauno che fungevano da manubri per equilibrare meglio il peso del corpo.

 

  • il lancio del disco e del giavellotto: i dischi erano in pietra o di bronzo del peso di 4/5 chili, gli atleti un po’ come accade oggi facevano una rotazione del corpo ed effettuavano cinque lanci dei quali il più lungo era quello che faceva classifica. I giavellotti erano di legno della lunghezza di 1,5/2 metri simili a quelli da guerra ma con tutta probabilità senza punta di bronzo. La tecnica di lancio rispetto a quella attuale aveva la differenza che al baricentro dell’attrezzo era legato un laccio di pelle lungo 40 centimetri che permetteva una maggiore spinta.

 

  • la lotta era suddivisa in due specialità: una a piedi che decretava il vincitore dopo che l’avversario finiva tre volte a terra ed una a terra che incominciava con i due contendenti in posizione eretta, la vittoria veniva data quando uno dei due lottatori ammetteva la propria sconfitta.

 

  • il pugilato era una disciplina nella quale non esistevano limiti né di spazio di tempo e neppure le categorie, le riprese ed i punti; si decretava la vittoria quando uno dei due atleti alzando l’indice della mano destra ammetteva la sconfitta. Gli atleti avevano sui palmi e sui polsi delle fasce di pelle di bue che servivano sia per potenziare i colpi che per la difesa; col tempo la pelle venne indurita ed in più punti si aggiunse un’imbottitura di lana.
  • il pancrazio  era un insieme di lotta e pugilato dove tutto era permesso tranne il morso e mettere le dita negli occhi. Come per la lotta esisteva la variante in piedi e quella a terra, nonostante la durezza della specialità le morti o le ferite gravi erano molto rare.
  • le gare ippiche ovvero le corse dei cavalli con i fantini e dei carri con gli auriga che conducevano con le redini i carri e dirigevano le corse degli equini o con bacchette che erano usate per pungolare gli animali oppure con campanellini per stimolare col suono i cavalli. A questo tipo di competizione partecipò il re di Macedonia Filippo II  che fu decretato vincitore nel 356 a.C.

Accanto ai giochi si svolgevano le gare dei trombettieri e degli araldi che avevano l’onore di suonare le trombe gli uni ed annunciare i nomi degli atleti gli altri durante tutta la durata dei giochi olimpici.


 

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