Tra Piemonte e Liguria: la Pinacoteca dei Cappuccini a Voltaggio

sinibaldo[642]Il complesso conventuale dei Cappuccini nacque nel 1604 grazie alla volontà degli abitanti del piccolo paese di Voltaggio che in questo modo, forti anche dell’approvazione della Repubblica di Genova, intendevano offrire rifugio ai monaci che viaggiavano lungo la direttiva che univa Milano a Genova. La vita del convento si svolse senza particolari traumi fino al 1810 quando, in seguito alle soppressioni napoleoniche, entrò a far parte del demanio pubblico.

Il 1821 segna la rinascita del complesso: in quell’anno la struttura venne infatti acquistata dal marchese De Ferrari che, pur mantenendone ufficialmente la proprietà, decise di rimetterla immediatamente a disposizione dei religiosi i quali poterono avviare i necessari interventi di riparazione. Nel 1880 Maria Brignole Sale, Duchessa di Galliera, finanziò il completo restauro del convento che, quindici anni dopo, ritornò definitivamente ai Cappuccini.

L’aspetto architettonico e la decorazione del complesso rispecchiano i canoni stabiliti dall’Ordine: la facciata a capanna della chiesa (consacrata nel 1662 e dedicata a San Michele Arcangelo) appare spoglia mentre l’interno, caratterizzato da un’unica navata, risulta ornato solo dal legno dell’altare e del rivestimento delle pareti. L’attuale assetto degli spazi interni, che ricalca quello di fine Ottocento, non ha subito alterazioni neanche in seguito all’allestimento della pinacoteca nelle sale al pianterreno del convento.

La collezione di opere pittoriche, attualmente ammirabile in questi ambienti, deve la sua esistenza all’attività di Padre Pietro Repetto da Voltaggio che, grazie anche al sostegno economico e alla sensibilità artistica della Duchessa di Galliera, riuscì a riunire più di duecentocinquanta dipinti ponendo come vincolo la loro permanenza nel convento dal quale dunque, ancora oggi, non possono essere allontanati.

Volendo ricostruire, in termini moderni, un’ipoteca direzione della pinacoteca, è necessario però ricordare anche il nome di Giuseppe Isola. Docente all’Accademia Ligustica e artista molto vicino alla Duchessa, egli fu infatti l’autore del primo catalogo noto della collezione e, molto probabilmente, affiancò Padre Repetto nella scelta di una parte delle opere da acquisire. La pinacoteca, così come è giunta a noi, risulta composta prevalentemente da tele genovesi o di astisti, spesso lombardi, fortemente attivi nel capoluogo ligure e copre un arco cronologico che dalla fine del Cinquecento giunge fino all’Ottocento.

L’aspetto che appare particolarmente interessante sottolineare, al di là delle attribuzioni ad una scuola o ad un maestro specifico, è la precisa volontà dei Cappuccini di realizzare una quadreria sacra. Ciò emerge chiaramente in primo luogo dalla predilezione per determinati e selezionati soggetti iconografici e, secondariamente, dalla scelta di esporre le opere non solo negli ambienti accessibili ai fedeli (come ad esempio la chiesa) ma anche nei corridoi e nelle stanze vietate al pubblico: in tal modo i capolavori di arte sacra venivano utilizzati come strumento di educazione per i laici e oggetto di meditazione per i religiosi.

 

 

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