Botteghe storiche alessandrine: il celebre marchio della fabbrica Borsalino
Botteghe storiche alessandrine: il celebre marchio della fabbrica Borsalino
La storia economica ed industriale della Città di Alessandria ruota indubbiamente attorno alla fabbrica Borsalino che da oltre un secolo e mezzo è protagonista della moda maschile e non solo.
A fine Ottocento il decollo industriale portò al sorgere di piccole attività manifatturiere che col tempo assunsero importanza non solo in tutta la penisola ma anche all’estero: il territorio alessandrino ha da sempre rappresentato un’area geografica molto importante sia come arteria ferroviaria tra Torino e Genova sia come crocevia di intensi traffici verso la Svizzera e la zona mediterranea.
Nel 1857 nasce la società Borsalino per opera dei fratelli Giuseppe e Lazzaro che in principio lavoravano in una piccola dimora di tre stanze ed un cortile. La loro grande abilità li portò a trasformare la moda di quei tempi sostituendo la forma classica del cappello a cilindro con l’innovativo e modaiolo Borsalino.
Ma partiamo dal principio… la Borsalino di Giuseppe e Lazzaro
Nel 1837 a Pecetto di Valenza nasce Giuseppe, un bambino irrequieto e poco propenso allo studio che tra i 12 e i 13 anni si trasferisce ad Alessandria ed incomincia a lavorare presso la fabbrica di cappelli di Sebastiano Camagna: uno dei cappellai più rinomati della città.
E’ qui che Giuseppe acquisisce le prime conoscenze sulla lavorazione manuale del cappellaio affinando le sue capacità e doti innate.
La maggiore esperienza in questo settore Giuseppe la riceve in seguito in Francia, prima a Marsiglia poi a Bordeaux ed infine a Parigi presso Berteil nell’atelier più prestigioso della moda europea. Queste grandi conoscenze unite alla voglia di modernizzarsi lo spingono a fare venire da oltre manica nuovi e moderni macchinari per velocizzare la sua produzione.
Nel 1894, in occasione di un suo viaggio in Nuova Zelanda con la guida valdostana Mattia Zurbriggen per scalare il monte Cook, acquista pelo di coniglio selvatico di ottimo livello. Ben presto la sua produzione di cappelli ha una crescita esponenziale con esportazioni in tutto il mondo: dalla Germania, all’Europa centro orientale fino alla Russia per toccare perfino il sud America, l’estremo oriente, gli Stati Uniti e l’Australia.
Nel 1888 la sede della Borsalino si ingrandisce e si trasferisce in corso Cento Cannoni su progetto architettonico di Arnaldo Gardella, aumenta la manodopera alessandrina e Giuseppe ed i suoi eredi cominciano a portare avanti un discorso filantropico di statura sociale che si concretizza nella costruzione di infrastrutture civili ed assistenziali che diventano patrimonio collettivo nel tessuto urbano della città di Alessandria.
Il 1900 è un anno decisivo perché si ottiene la prestigiosa onorificenza del “Gran Prix” durante l’Esposizione universale di Parigi assieme alla Berteil per la qualità del prodotto con un nuovo e maggiore impulso nella produzione dei cappelli Borsalino. In questo anno però muore Giuseppe che lascia quale unico erede il figlio Teresio, mettendo fuori dal testamento Giovanni Battista, il figlio di Lazzaro.
Questo avvenimento creerà non pochi fastidi alla Borsalino che dovrà fare i conti con una nuova società antagonista la “Borsalino fu Lazzaro” con sfide a suon di manifesti pubblicitari sempre più creativi e fantasiosi.
La Borsalino di Teresio e il passaggio all’era Usuelli
Teresio aveva frequentato scuole in Europa nelle quali aveva imparato tecniche produttive basate su nuove tecnologie: durante la sua direzione si sviluppa una fase di meccanizzazione della fabbrica con l’introduzione di macchine nel ciclo produttivo provenienti dall’Inghilterra tra le quali l’arsone che permetteva l’imbastitura, la follatrice, le presse, le piegatrici.
Con Teresio nasce la nuova figura professionale dell’ambasciatore itinerante della ditta che attraverso viaggi in molte piazze europee ha la possibilità sia di apprendere i problemi ed il funzionamento delle nuove macchine che di aggiornarsi sui procedimenti di lavorazione e l’acquisizione di materie prime.
Viene realizzata la prima turbina idraulica ed installate delle imbastitrici che fanno aumentare il livello tecnologico della fabbrica pur mantenendo un alto livello qualitativo; il mercato internazionale è in forte espansione anche grazie all’apporto del Cinema nel quale il cappello Borsalino la fa da protagonista.
Nel 1937 Teresio unifica le due ditte ed incorpora la “fu Lazzaro” alla Borsalino antica casa ma due anni dopo muore lasciando l’amata fabbrica nelle mani del nuovo Direttore Nino Usuelli.
Dall’era Usuelli al crack finanziario
Nino Usuelli è il nipote di Teresio e a lui viene conferito il compito di guidare la Borsalino seguendo la linea dei suoi predecessori.
Nel frattempo le mode cambiano e se gli anni Cinquanta avevano celebrato il cappello come indumento insostituibile con gli anni Sessanta la voglia di libertà è massima e i cappelli vengono portati liberi al vento, quindi l’utilizzo del cappello inizia via via a scemare.
Le vendite iniziano ad avere un inesorabile calo e solo il cinema hollywoodiano consacra ancora l’importanza nel cappello grazie ai divi che celebrano con il loro charme l’eleganza del Borsalino.
Nel 1979 Nino Usuelli lascia il posto al nipote Vittorio Vaccarino che dirige la ditta fino al 1985.
Dopo il 1985 la fabbrica inizia a ridimensionarsi e lascia la Città di Alessandria per trasferirsi a Spinetta Marengo.
Negli anni Novanta avviene un cambio di proprietà e si cerca di usare il marchio anche per altri accessori come profumi, occhiali, abbigliamento ed orologi ma il crack finanziario porta la fabbrica ad una fase fallimentare che avrà la sua fine nel 2017 quando il Tribunale decreta il fallimento della Borsalino Giuseppe e Fratelli Spa.
Il 12 luglio del 2018 attraverso un’asta guidata dai curatori fallimentari la fabbrica e lo stabilimento di Spinetta con 130 dipendenti e le nove boutique di vendita al dettaglio vengono acquisite dalla Haeres Equita dell’imprenditore italo svizzero Philippe Camperio.
La storia della Borsalino è lunga e sorprendente, ha vissuto momenti di gloria, le due guerre, un cambiamento sociale lungo ed importante fino al fallimento della fabbrica: oggi però questo marchio, da sempre sinonimo di eleganza, è ancora vivo e rappresenta l’orgoglio del nostro made in Italy.