Un angolo di storia contadina nel parco regionale del monte di Portofino

Un angolo di storia contadina nel parco regionale del monte di Portofino

Il territorio della valle del torrente Acqua Viva alle spalle di Paraggi all’interno del parco regionale del monte di Portofino rappresenta un angolo meraviglioso di storia contadina caratterizzato dalla presenza di mulini e frantoi alimentati da forza idraulica attraverso canali artificiali interrati o a cielo aperto.

Le suggestive mappe cartografiche di Matteo Vinzoni del XVIII secolo documentano la presenza di ben 35 mulini alimentati costantemente anche nei periodi di siccità dalla presenza di cisterne e sistemi di chiuse che, quando aperte, consentivano all’acqua di azionare le ruote dei mulini stessi. Verso la metà del XIX secolo vennero costruite delle mulattiere e dei gradoni in conglomerato di Portofino per agevolare l’accesso ai mulini, l’ultimo dei quali è stato dismesso nel 1987.

Oggi dei mulini rimane soltanto qualche frammento di muro con pietre sovrapposte, per fortuna alcuni mantengono le peculiarità originali che ci consentono di esaminare dettagliatamente la loro struttura. La tecnica di esecuzione è quella della muratura a secco con elementi che vanno dalla pietra locale ai ciottoli di fiume e di mare, erosi dall’acqua. 

In queste zone della riviera ligure per le coperture erano utilizzate le “ciappe” lastre di ardesia rozzamente squadrata poggiante su una trama lignea di travi.

Dal punto di vista naturalistico  attraverso le mulattiere alla base del monte Pollone si possono ammirare esempi di vegetazione tipici della macchia mediterranea, oliveti e castagneti oltre a straordinari lavori dell’ingegno umano come la  presenza di terrazzamenti per le varie coltivazioni.

Dal punto di vista morfologico la zona è caratterizzata dal conglomerato di Portofino una particolare roccia sedimentaria creatasi dalla disgregazione e dalla alterazione di rocce già esistenti e dalla successiva sedimentazione del materiale; è costituita da ciottoli di varie dimensioni assieme a parti arenarie argillose e cemento calcareo. Tale conglomerato si fa risalire all’epoca terziaria tra 37 e 23 milioni di anni fa, l’intensa fratturazione che scompone il conglomerato favorisce il deflusso sotterraneo delle acque.

Questa valle, caratterizzata dalla vetta del monte Pollone a 465 metri, conserva 16 sorgenti a regime perenne ed in molti casi le acque defluiscono nelle fratture delle rocce in profondità mantenendo una fitta rete sotterranea permanente.

La presenza di zone boschive permette, malgrado il repentino mutamento climatico, lo sviluppo di sostanze nutritive e la regolamentazione del deflusso di queste acque che già dal lontano XVIII secolo permetteva lo svolgimento di attività legate alla funzione dei mulini. Tra questi meravigliosi sentieri crescono particolari specie floristiche come il sambuco nero, l’ontano nero, l’alloro rigogliose per l’umidità così come l’acanto , le felci, la canapa d’acqua, i giunchi in terreni ricchi di materia organica. Molte piante si intrecciano tra loro come la vitalba dai fusti lianosi e la stracciabraghe spinosa; non manca la presenza del tamaro, l’asparago selvatico.

La robinia, il leccio, tra le rocce il capelvenere, la lingua di cervo, la coda di cavallo ed altre specie che ben si adattano tra i muschi ed i depositi calcarei da circa 300 milioni di anni. Troviamo anche specie tipiche delle zone sub-montane come il castagno ed il faggio e nel sottobosco la valeriana rossa, il sambuco, le boragine.

Parlando dell’acqua come elemento chiave di questa zona spostandoci verso il mondo faunistico è normale la presenza di vari anfibi, rettili ed insetti che pullulano nelle varie vasche boschive; tra loro rospi, rane, tritoni, salamandre. Tra gli uccelli troviamo il picchio rosso,  il cuculo, la poiana, il merlo, l’allocco, il barbagianni, la civetta, il passero, il cardellino; inoltre è il regno del porcospino, della donnola, della volpe, del riccio piuttosto che della lucertola e del geko.

 

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