Il restauro del Cristo ligneo nella Chiesa di San Giuseppe a Ramacca (CT)
In questo articolo il restauratore di beni culturali, Costanzo Cucuzza, membro di questa rete ci racconta del restauro della scultura lignea a tutto tondo conservata nella chiesa di San Giuseppe a Ramacca, in provincia di Catania, raffigurante il Cristo alla colonna.
Il restauro del Cristo ligneo nella Chiesa di San Giuseppe a Ramacca (CT)
La scultura raffigura un momento particolare ossia quello successivo alla flagellazione, quando Gesù dopo essere stato incoronato con le spine e vestito con un vecchio mantello militare porpora si trova con le mani legate.
L’opera, per la resa dell’anatomia umana e delle tecniche decorative, è ascrivibile alla fine del XIX secolo. Il manufatto è stato eseguito in legno massello da un unico fusto, successivamente intagliato, infine ingessato e decorato per mezzo di tempere e lamine di metallo.
La policromia è risolta da un delicato incarnato in contrasto con il rosso del mantello.
Non sono stati reperiti documenti per poter attribuire l’opera di buona fattura a qualche scultore.
Prima del restauro
Prima del restauro il manufatto presentava un degrado estetico e strutturale causato dai continui spostamenti per l’utilizzo in processione e da una cattiva manutenzione.
L’opera si presentava vistosamente ridipinta (tutto il mantello) ed era coperta da strati sovrammessi di varia natura dalla polvere, al nero fumo, alle vernici alterate alle resine e cere stese negli anni.
Erano, inoltre, visibili lacune dovute al distacco del film pittorico e da parti dello strato gessoso, abrasioni dovute agli spostamenti, micro e macro fessurazioni apportate dall’umidità e grosse fenditure alla base.
l mantello era stato integralmente ridipinto e sull’incarnato erano presenti strati di vernici che avevano provocato un ingiallimento generale del manufatto, informazioni emerse anche durante la lettura a raggi ultravioletti.
L’intervento di restauro
L’intervento di restauro conservativo, nel rispetto delle tecniche costruttive e dei materiali in uso all’epoca del manufatto, ha avuto come obiettivo primario la conservazione del bene, permettendone la piena leggibilità e fruizione.
La prima operazione è stata quella della messa in sicurezza del film pittorico in fase di caduta con applicazioni di colla di coniglio.
Quindi si è passati alla disinfestazione utilizzando un antitarlo a base di permetrina con principio attivo del 0,38 % caratterizzato da un elevata capacità abbattente, un buon potere residuale e ad azione antifeeding ( anti-alimentare ) nei confronti degli insetti. Il prodotto è stato applicato mediante imbibizione dalla base dell’opera in sezione trasversale e seguito da fumigazione (Dobol).
Si è quindi passati al consolidamento della struttura fibrosa del legno e della policromia per mezzo di resine acriliche disciolte in acetone e colle animali adeguatamente diluite, al fine di restituire compattezza al manufatto.
Successivamente è stata effettuata la stuccatura e imprimitura delle piccole lacune e dei fori di sfarfallamento per mezzo di gesso di Bologna e colla animale.
La pulitura della superficie policroma e delle parti trattate a lamina metallica è stata realizzata per mezzo di adeguati solventi selezionati attraverso il test di Feller e saggi di pulitura. I prodotti migliori e meno aggressivi sono risultati i tensioattivi e una miscela di solventi organici addensati. Le incrostazioni più dure sono state ammorbidite e rimosse meccanicamente a bisturi.
In fase di restauro, prima e dopo l’eliminazione degli strati di vernici alterate, è stata svolta l’analisi della fluorescenza ultravioletta al fine di individuare i restauri pittorici pregressi e le varie sovrapposizioni pittoriche.
L’integrazione pittorica è stata effettuata ad abbassamento di tono per mezzo di acquarelli e colori per il restauro, permettendo cosi una fruizione scorrevole della lettura del manufatto. In ultima è stata verniciata la base con resine naturali opacizzate.
Triangolo delle solubilità
Avvalendosi del triangolo di solubilità è stato possibile valutare l’effetto di un solvente o di miscele.
Per la pulitura del Cristo si è presa in considerazione la zona nera dove si incontrano le zone di solubilità di proteine e resine allo stesso tempo.
Si sono quindi scelti solventi meno polari possibili la cui miscela cade nella suddetta zona (alcool benzilico – acetone– mineral spirits).
La miscela binaria al 50% dei primi due solventi (saggio N°1) ha dato esito insufficiente si è quindi passati a una miscela ternaria riducendone la polarità. La miscela cosi ottenuta (saggio N° 2) ha dato un buon risultato.
In alcune zone di sporco resistenti si è optato per un tensioattivo anionico.
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