Dal crollo alla speranza: il Ponte San Giorgio e la nuova Genova
Dal crollo alla speranza: il Ponte San Giorgio e la Nuova Genova
Dopo aver raccontato la memoria e il dolore legati alla tragedia del 14 agosto 2018, oggi voglio parlare di una nuova pagina per Genova: la rinascita simboleggiata dal Ponte San Giorgio. Questo ponte non è solo un’infrastruttura, ma un segno di speranza, un ponte verso il futuro, un’idea di sviluppo che guarda avanti.
Il Viadotto San Giorgio, conosciuto anche come Ponte Polcevera, è nato dalla mente e dal cuore dell’architetto genovese Renzo Piano. A solo un mese dalla tragedia, Piano ha deciso di donare alla sua città il progetto di una nuova struttura, solida e sicura, pensata per durare nel tempo. La cerimonia di inaugurazione, il 3 agosto 2020, è stata un momento di grande emozione. La presenza delle più alte cariche dello Stato e lo spettacolo delle Frecce Tricolori hanno sottolineato il valore di unità e rinascita che questo ponte rappresenta non solo per Genova, ma per tutta l’Italia.
Lungo 1067 metri, il Ponte San Giorgio si erge con forza e leggerezza, unendo terra e mare. Costruito in acciaio e calcestruzzo, è costantemente monitorato da quattro robot progettati dall’Istituto Italiano di Tecnologia per garantirne la sicurezza. La sua illuminazione, studiata nei minimi dettagli, lo trasforma in un faro nella notte, un monumento alla resilienza della città della Lanterna.
Renzo Piano descrive il ponte con parole che evocano bellezza e poesia: “Puoi raggiungere Genova in due modi: dal passo del Turchino o dalla Val Polcevera, con la scoperta improvvisa della luce di Genova che ti accoglie percorrendo il grande raccordo”. La sua forma richiama la carena di una nave, un omaggio alla tradizione marinara della città, mentre la struttura è pensata per riflettere la luce, quasi a simboleggiare una nuova alba per Genova.
Il crollo del Ponte Morandi ha segnato una ferita profonda. Costruito tra il 1963 e il 1967, era considerato un’opera rivoluzionaria per l’epoca, ma il tempo, la mancata manutenzione e la corrosione lo hanno reso fragile, fino al tragico collasso che ha portato via 43 vite. Genova, quel giorno, ha pianto il suo dolore, ma ha trovato la forza di rialzarsi. “La storia del Ponte Morandi non doveva finire così”, ha dichiarato Renzo Piano, “e una fine del genere può essere superata solo con un nuovo inizio”.
Ed è proprio questo il significato del Ponte San Giorgio: un nuovo inizio. Un’opera che non è solo un collegamento fisico, ma anche emotivo, un simbolo di speranza e di progresso. Il progetto di Piano, sobrio ed elegante, riflette il carattere dei genovesi: pragmatico, concreto, ma con una bellezza essenziale.
Voglio concludere con le parole dell’ex sindaco di Genova, Marco Bucci, oggi Presidente della Provincia: “Per cambiare volto a Genova bisogna pensare globalmente… Così abbiamo lavorato alla ricostruzione del Viadotto Polcevera, il San Giorgio: un nuovo modello di lavoro per il Paese e un simbolo di rilancio per la città”.
Oggi Genova guarda avanti, forte del suo passato ma con lo sguardo rivolto al futuro, attraversando con orgoglio il suo nuovo ponte verso una nuova era.