Overtourism, slow tourism e turismo rurale: quali prospettive?

Nei luoghi che visitiamo siamo in costante ricerca dell’autenticità un aspetto da salvaguardare a tutela di un turismo davvero sostenibile…


Cosa si intende per overtourism e slow tourism?

Secondo la definizione data dal World Tourism Organization l’overtourism rappresenta “l’impatto negativo che il turismo, all’interno di una destinazione o in parte di essa, ha sulla qualità di vita percepita dei residenti e/o sull’esperienza del visitatore”.

Questo fenomeno sta caratterizzando da tempo le nostre città da Venezia a Roma, da Firenze a Napoli e si è esteso a diverse città europee da Barcellona ad Amsterdam, da Parigi a Dubrovnik fino a Malta e all’Islanda.

L’overtourism è un turismo di massa insostenibile per le mete di accoglienza che si presentano costantemente in una situazione di over-booking, purtroppo non esiste una soluzione a questo problema in quanto si tratterebbe di regolare i flussi turistici mediante azioni penalizzanti nei confronti del turismo mordi-e-fuggi a favore di un turismo di elite.

Anche una città dall’anima colorata come Napoli è diventata tra le mete più gettonate dei nuovi flussi turistici e oggi trovare realtà ancora “incontaminate” è pressoché impossibile.

Per fortuna esistono esempi di tendenza opposta ricollegabili al cosiddetto slow  tourism o turismo lento  che puntano sul ciclo-turismo, sul turismo enogastronomico (cresciuto  in  Italia  del  70%  in  quattro  anni)  e  sul turismo dei  borghi.

E’ stata soprattutto l’emergenza sanitaria da Covid19 che ha favorito il cosiddetto turismo di prossimità un nuovo modo di viaggiare che ha spinto verso mete “di prossimità” ossia a noi vicine favorendo in questo modo il rilancio turistico dei nostri borghi.


Ultimamente si parla sempre più di frequente di turismo rurale con il quale si intendono quel complesso di attività di ricezione, di ristorazione, di organizzazione del tempo libero e di prestazione di ogni altro servizio finalizzato alla fruizione turistica dei beni naturalistici, ambientali e culturali del territorio rurale extraurbano.

Il turismo rurale, che nel 2019 ha attirato circa 14 milioni di visite individuali, si basa sull’uso consapevole delle risorse naturali e culturali di un territorio, nonché sul rispetto del patrimonio del territorio in cui si sviluppa.

Si tratta di un turismo voluto e controllato dalle popolazioni locali che lo promuovono insistendo sugli aspetti culturali tipici del territorio.

E’ organizzato secondo una gestione locale mossa direttamente dai piccoli produttori agricoli puntando sulla valorizzazione della cultura locale, creando legami diretti con i turisti che imparano i modi di vivere e le usanze del luogo nutrendo un senso di appartenenza e salvaguardia delle culture tradizionali.

La forza del turismo rurale risiede in gran parte negli aspetti legati alle capacità dell’abitante rurale di interagire con i turisti, cioè la capacità di comunicare con il visitatore, attraverso parole, atteggiamenti ed attività.


 

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