La storia del piccolo borgo di Melazzo nella Valle dell’Erro
La possibilità di scaricare su questo portale le nuove Linee guida per la conservazione e il recupero dell'architettura rurale e il paesaggio del Gal Borba, ha motivato la scelta di presentare, anche con pochi cenni storici, i 58 comuni facenti parte di questo territorio. In questo articolo parliamo di MELAZZO in provincia di Alessandria.
Il centro storico del borgo di Melazzo nella valle dell’Erro è dominato dal Castello Gandolfi dell’XI secolo sorto nell’epoca di dominio dei Conti d’Acquesana. Dal 1330 al 1333 nel castello risiedette il deposto Re d’Inghilterra Edoardo II Plantageneto protetto dal Papa.
Il periodo di maggior splendore si ebbe durante il XVI secolo quando la moglie dell'allora proprietario, il conte Falletti, la poetessa Leonora Ravoira trasformò il castello in un salotto di artisti, a lei il poeta Betussi grande umanista del XVI secolo dedicò un poema. Per la sua importanza di maniero posto in una posizione strategica, Castel Gandolfi fu arricchito di affreschi, nel XVI secolo vennero costruiti grandi bastioni in pietra per dominare l'intera vallata.
Durante l’epoca romana Melazzo aveva una grande importanza in quanto era il punto di partenza sotterraneo dell’acquedotto che convogliava le acque dell’Erro fino ad Acqui Terme; in età medevale (XI secolo) fu paese natale di quello che diventerà il futuro Vescovo di Acqui San Guido, il quale donò tutti i suoi possedimenti all’episcopato acquese.
Nel XIII secolo Melazzo divenne feudo dei Marchesi del Bosco e successivamente dei Marchesi del Monferrato.
Nel XVI secolo passò nelle mani dei Gonzaga di Mantova che consegnarono il feudo alla famiglia Gandolfi, alleata dei Savoia.
Nella frazione Quartino di Melazzo si trova Villa Scati (di impianto originario seicentesco ma molto alterata nella configurazione originale), ampliata tra fine ottocento ed inizio novecento su progetto di Giovanni Cerruti in stile liberty, lo stesso Cerruti cui si deve il progetto dell'edicola de La Bollente nel cuore del centro storico di Acqui Terme. In Villa Scati soggiornarono personaggi come Guglielmo Marconi e Silvio Pellico.
Nella località di Montecrescente si possono ammirare i ruderi di una fortificazione militare a pianta ottagonale nota come “la Tinazza” per la sua particolare forma. L’annesso castello del XIV secolo era formato da alte torri caratterizzate da feritoie e cisterne per l’acqua; la struttura, in stato di rovina, fu abbandonata intorno alla metà del XVI secolo.
Da visitare la bella Parrocchiale di San Bartolomeo in stile barocco piemontese che custodisce all’interno una Madonna del Rosario attribuita al Moncalvo ed affreschi di Pietro Maria Ivaldi detto "il Muto".
Infine in frazione Arzello si segnala per la particolare bellezza la pieve di San Secondo che è stata già oggetto di un approdondimento su questo portale, al quale si rimanda.