Un manufatto rurale della Murgia per il confinamento del bestiame

Torniamo a parlare di architettura rurale pugliese con questo nuovo ed interessante contributo dell’architetto Maria Chiara Panza, specialista del nostro blog.

Quante volte passeggiando per le nostre campagne passiamo accanto a bellezze nascoste di cui spesso non conosciamo né l’origine né la funzione: è il caso dello iazzo (o jazzo) una sorta di antico recinto per gli ovini tipico della Murgia spesso costruito presso i tratturi e destinato al ricovero delle pecore durante la transumanza.


Guarda il video dello jazzo Pantano nel territorio di Gravina di Puglia

Questo video che ho girato personalmente  riguarda lo jazzo Pantano situato nel territorio di Gravina in Puglia in provincia di Bari.


 

Cosa è uno Iazzo?

L’origine del nome jazzo è piuttosto incerta potrebbe derivare dal latino iaceo che significa giacere. L’etimologia starebbe quindi ad indicare un manufatto di stallo idoneo a tutte le attività connesse  al lavoro dei pastori.

Un’altra ipotesi vedrebbe nel termine jazzo una chiara origine greca: ossia un luogo dove riposano gli armenti, cioè un ovile, deriverebbe dal greco iautmòs che indica appunto un luogo di riposo.

Si tratta in ogni caso di manufatto rurale tipico destinato al confinamento delle greggi durante la transumanza, quando soprattutto la notte i pastori dovevano mettere a riparo loro stessi e i loro animali dai pericoli dei boschi e dall’oscurità della notte.

Davvero interessante la tecnica costruttiva che prevedeva muretti a secco perimetrali, una zona più alta dove venivano ricoverati gli animali e una piccola casa dove potevano riposare i pastori. Questo manufatto era solitamente costruito su una superficie che presentava dei dislivelli, le stalle infatti erano poste nella parte più alta per favorire il naturale scarico delle acque organiche che gli animali producevano.

Sulle parti più alte dei muretti a secco erano poste delle pietre aguzze messe di punta, dette paralupi, il cui scopo era quello di proteggere i greggi e i pastori dal possibile accesso da parte dei predatori (solitamente volpi e lupi) capaci di arrampicarsi anche in alto. Le parti più basse dei muretti servivano, invece,  a suddividere l’area interna in scomparti.

La costruzione di questo manufatto non era mai lasciata al caso: veniva sempre esposto a sud per garantire il riparo dai freddi venti settentrionali anche in considerazione del fatto che i pascoli erano anche usati anche in inverno.

La casa era denominata lamione, il locale coperto dello jazzo, con volta in pietra o in travi di legno, solitamente situato sul lato nord. Questa struttura era utilizzata per ricovero di animali e persone ma anche per la lavorazione del latte, non a caso in questi ambienti erano presenti grandi focolari.

Presso alcuni jazzi poteva anche essere presente un’altra struttura: il mungituro costituito da un piccolo corpo centrale, generalmente quadrangolare, fornito di due aperture contrapposte, comunicanti ognuna con un recinto esterno di forma circolare. Spesso è facilmente riconoscibile per la sua forma ad  infinito, le pecore  passavano dal recinto di pietre all’altro attraverso la struttura centrale rettangolare in cui poche alla volta venivano appunto munte.

Potevano anche essere presenti altri manufatti in pietra chiamati poste collocati sui pascoli demaniali, lungo i tratturi principali che comprendevano oltre agli jazzi, i mungituri, i lamioni ed abitazioni che venivano assegnate ai pastori provenienti dalle montagne per il ricovero invernale delle pecore durante il viaggio della transumanza. Proprio qui si espletavano le operazioni di conta dei capi e l’esazione dei tributi.


Lo Jazzo Pantano in provincia di Bari

Lo jazzo Pantano di Gravina di Puglia in provincia di Bari (vd video di sopra) si trova nella zona del bosco Pellicciari ed è caratterizzato da una struttura a cinque recinti realizzati con muri bassi a secco in pietra, collocato  in pendenza per favorire la ventilazione ed il deflusso delle acque e dei liquami.

Si accede allo jazzo Pantano dal muro meridionale tramite un lamione (suddiviso internamente per produzioni casearie e ambienti dove risiedevano i pastori) con alta canna fumaria, sul lato opposto all’ingresso ci sono due lunghi lamioni rettangolari mentre sul lato esposto a sud ci sono delle finestrelle quadrate e tre porte d’accesso.

Il lamione, ricovero dei contadini

Il mungituro in pietra a secco

La pescara

Le stalle posizionate più in alto

(immagine estratta dal web) Esempio di paralupi


 

2 pensieri riguardo “Un manufatto rurale della Murgia per il confinamento del bestiame

  • 17 Novembre 2023 in 9:05 AM
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    Buonasera sign. Riccardo, quando si interviene sul paesaggio e sui territori rurali è quasi sempre obbligatorio passare dagli uffici tecnici, anche perché un muretto a secco costruito come delimitazione implica e non poco una modifica del territorio, per altro vanno utilizzate maestrante adeguate (e in Puglia ce ne sono parecchie)che li costruiscano ad opera d’arte. Per il resto le consiglio di affidarsi a un professionista del posto che possa seguirla nel restauro del suo pagliaro . solo così può assicurargli una vita longeva .
    grazie dell’attenzione e saluti.
    Arch. Panza

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  • 14 Novembre 2023 in 9:34 AM
    Permalink

    Buongiorno Arch. Maria Chiara Panza,
    é sempre bello guardare questi paesaggi murgiani…rinfrancano lo spirito!
    Ho un fondo in c.da Quadrone agro di Andria (a confine con agro di Corato-Trani) sulla Appia-Traiana.
    Ho cercato di preservare un pagliaro (trullo monocamerale) che ha resistito alla piena del 1951 (alluvione del Polesine) diventando non più utilizzabile.
    Ho provveduto ad accatastarlo e a pulirlo dai rovi, ora mi servirebbero indicazioni su come recuperarlo al meglio senza danneggiarlo.
    Domanda: nel resto del fondo – la pietra non manca – si possono edificare muretti a secco perimetrali per piccole zone da delimitare? senza far ricorso a tutta la burocrazia tipica degli uffici tecnici comunali in questo caso di Andria?
    Se ha avuto la pazienza di leggere fino a qui, la ringrazio.
    Se vorrà darmi indicazioni tecniche a pagamento o semi-gratuite la ringrazio.
    Attendo sue, lo spero!
    Riccardo Pugliese

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