Il patrimonio architettonico delle “torri” in area G.A.L. Borba
Le torri d’altura sono state individuate in diversi comuni del Gal Borba, collocate in posizione isolata ma strategica rispetto l’abitato (Cartosio, Castelletto d’Erro, Cavatore, Denice, Merana, Roccaverano Torre Vengore, Rocchetta Palafea, San Giorgio Scarampi, Terzo d’Acqui) e in misura minore, invece, sono state rintracciate torri maestre inglobate nelle strutture dei castelli (Carpeneto, Cremolino, Monastero Bormida, Rocca Grimalda, Roccaverano, Trisobbio, Visone).
Si tratta principalmente di strutture in pietra a base quadrata, più rari i casi di strutture in laterizio (Cassine, Bistagno, Rocca Grimalda) o a base circolare (Rocca Grimalda – inglobata nel castello e Roccaverano).
A livello dimensionale sono costruzioni dalle ridotte dimensioni (difficilmente abitabili), a carattere militare o aventi funzione di avvistamento, quasi prive di aperture (se non hanno subito modifiche o adattamenti), perforate da articolati sistemi di feritoie.
Il raccordo del fusto con il coronamento è caratterizzato in taluni casi da decorazioni architettoniche seriali piuttosto semplici come mensole, archetti pensili, dentelli scalari (Castelletto d’Erro, Denice, Merana, Rocchetta Palafea, San Giorgio Scarampi, Terzo d’Acqui) in altri casi abbastanza articolate come fregi, archetti pensili in mattoni e pietra e finestre ad arco (Monastero Bormida).
Sono stati rintracciati anche casi casi il fusto è liscio senza aggetti della terminazione (Cartosio, Cassinasco, Cavatore) o caratterizzato da apparati a sporgere militarmente funzionali alla difesa, come i beccatelli (Olmo Gentile, Roccaverano Torre Vengore, Visone).
E’ auspicabile che queste strutture, sebbene utilizzate in modo saltuario o solo in occasione di ricorrenze annuali, vengano conservate nel rispetto della specifica vocazione. Sono pertanto sempre ammissibili tutti quegli interventi di recupero che hanno per finalità la loro rifunzionalizzazione attraverso il miglioramento delle caratteristiche di accessibilità, ispezionabilità e affaccio sommitale (quando consentito).
La difficoltà di trovare una possibilità di riuso compatibile con la conservazione delle architetture fortificate rappresenta un problema soprattutto in ragione dell’esiguità degli spazi originari, ostacolo che si unisce ad altre difficoltà specificatamente rintracciabili nelle caratteristiche proprie di ogni fortificazione come la preminenza dei pieni sui vuoti o la difficoltà di accesso e movimentazione.
Un altro aspetto da valutare con estrema attenzione è quello legato al fatto che si tratta di strutture ad elevata vulnerabilità sismica esattamente come i campanili e che pertanto vanno trattate con estrema cura.
Per tali oggetti quindi l’individuazione di una nuova e possibile destinazione d’uso rappresenta un nodo cruciale da analizzare prima di ogni ipotesi di intervento.
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