La storia del libero Comune di Rivalta Bormida

Il Comune di Rivalta Bormida

Continua la raccolta di articoli realizzati per presentare i 58 comuni facenti parte del GAL Borba. In questo articolo parliamo di RIVALTA BORMIDA in provincia di Alessandria. Clicca sul link arancione per scaricare le nuove Linee guida per la conservazione e il recupero dell'architettura rurale e il paesaggio del Gal Borba.

Rivalta Bormida è diventato libero comune nel XIII secolo, nel secolo successivo divenne feudo del marchese del Monferrato. Nel XV secolo ebbe un ulteriore passaggio questa volta come feudo dei marchesi di Maranzano fino al XVIII secolo con la perdita dei possedimenti a causa dell’estinzione dei diritti feudali.

Il toponimo deriverebbe come documentato nel 985 e nel 1191 da Ripalta vallis Burmida ossia borgo elevato rispetto al letto del fiume Bormida.

Tra i monumenti di maggiore interesse il Castello a forma quadrangolare del XIV secolo con le antiche mura iin origine delimitate da quattro torri angolari a difesa delle porte di accesso. Delle torri oggi rimangono soltanto alcuni ruderi.

Tra i palazzi di Città meritano segnalazione: la Casa parrocchiale Bovio della Torre; il Palazzo Lignana del XVI/XVIII secolo antica dimora dei feudatari di Rivalta, oggi sede del centro culturale ebraico del Monferrato, Palazzo Bruni, di antica proprietà della famiglia della Torre, segretari del marchese del Monferrato, oggi di proprietà comunale. Questa struttura è stata oggetto di un recente restauro ed è situata all’ingresso del centro storico, è costituita da tre piani ed ha una superficie di circa 1300 metri quadrati; all’interno conserva grottesche del XVIII/XIX secolo e pregevoli stucchi nelle volte delle scale e di alcuni ambienti. Nell’antica cantina è visibile un vecchio torchio a testimonianza della storia passata legata alla produzione del vino.

Da visitare anche la Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo in stile romanico gotico del XIII secolo; dopo vari rimaneggiamenti oggi presenta una struttura barocca con il particolare portone in pietra arenaria, il campanile tardo medievale in cotto a vista ed all’interno capitelli rinascimentali di scuola casalese. La storia di Rivalta ci parla di una chiesa con lo stesso nome della quale si hanno citazioni in un documento del 1158 emanato dal Papa Adriano IV, nel quale tra i beni della diocesi di Acqui si parla della chiesa di San Michele di Rivalta eretta sulle sponde della Bormida. Dato che venne edificata prima della costruzione del castrum si pensa che fosse stata inizialmente la parrocchiale dei nuclei sparsi per la campagna fino al XIII/XIV secolo; successivamente divenne chiesa cimiteriale e campestre fino alla sua decadenza strutturale che la portarono alla sua totale scomparsa.

Rivalta ha una struttura particolare a scacchiera con vie perpendicolari, in epoca antica era suddivisa in varie contrade che rappresentavano la zona di possesso delle varie famiglie del territorio durante l’epoca medievale. Con il tempo al nome delle famiglie si sostituirono terminologie che caratterizzavano le varie contrade: per esempio la contrada del castello, di Santo Spirito, del pozzo, del parroco, ecc… In alcuni documenti storici compare anche la contrada del forno, situata accanto al vecchio municipio e al forno comunale e dal XVIII secolo figura la contrada fuori le mura, costituita da cascinali attorno al convento dei padri domenicani.

2 pensieri riguardo “La storia del libero Comune di Rivalta Bormida

  • 12 Maggio 2021 in 8:25 PM
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    Molto interessante, sono di Genova, e mi sono trasferito in zona da due anni, per la precisione a Cascina Diavoleto, borgo di ormai una decina di abitanti me compreso, situato fra Montaldo e Rivalta Bormida,
    e da quando sono felicemente della zona, la mia curiosità sulla storia di questo posto è aumentata, anche grazie alle varie leggende tramandate dagli anziani, che vogliono Diavoleto ora ritrovo di streghe,
    ora di “partigiani” anti-napoleonici. Pare infatti che le truppe di Napoleone in viaggio da Acqui verso Ovada, videro sparire nel nulla ben trecento soldati, cavalli compresi proprio qui a Diavoleto…
    Se aveste qualcosa a riguardo, mi fareste graditissima cosa a pubblicarlo.
    Vi ringrazio per l’articolo, e per quello che fate. Giacomo Grasso

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    • 13 Maggio 2021 in 7:50 AM
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      Buongiorno Giacomo,
      siamo lieti che abbia apprezzato l’articolo e grazie dei complimenti.
      Continui a seguirci.
      Antonella CALDINI

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