Restauratori ed archeologi hanno contribuito al restauro della Madonna della Fonte
E’ stato ufficialmente chiuso il cantiere di restauro della Chiesa della Madonna della Fonte a Felizzano avviato ad ottobre del 2020.
L’intervento sul piccolo edificio religioso ha comportato non soltanto interventi di natura edile ma ha anche richiesto l’intervento di professionisti dei beni culturali che si sono alternati nel corso delle diverse fasi lavorative.
La campagna stratigrafica a cura del Restauratore Domenico Gazzana
La campagna stratigrafica a cura di restauratore di beni culturali ha avuto lo scopo di verificare l’eventuale presenza di apparati decorativi nascosti o storiche coloriture: i risultati della campagna stratigrafica hanno permesso di accertare che tutte le superfici interne erano state integralmente rintonacate fino al supporto murario con un intonaco cementizio che è poi stato coperto con due tinte a calce a loro volta successivamente coperte da una tinta a base polimerica (bianca).
L’intonaco cementizio e le due tinte a calce appartenevano quasi sicuramente alla medesima fase manutentiva riconducibile, come emerge dalla lettura dei bollettini parrocchiali, alla fine degli anni Cinquanta quando a causa della grave umidità si era optato per “(…) la raschiatura dell’intonaco deteriorato e in molte parti mancante e la reintonacatura delle pareti interne (…)”. Questa reintonacatura aveva interessato sia le pareti che le volte.
Durante la campagna stratigrafica non sono emersi impianti decorativi ma semplici manutenzioni delle coloriture per questa ragione si è proceduto, come da progetto, alla rimozione di tutti gli intonaci riportando a vista il paramento murario laterizio.
Lo stato di conservazione della muratura al di sotto degli intonaci ha dato modo di appurare il grave problema di umidità che interessava questa chiesetta che è stata costruita su una sorgente d’acqua ancora attiva. E anche se per diversi mesi le murature sono state lasciate prive di finitura, al fine di favorire l’asciugatura dei laterizi, il problema è stato solo parzialmente risolto.
La campagna scavi archeologici a cura de Lo Studio Srl di Alessandria
L’intervento degli archeologi in cantiere è avvenuto dopo la rimozione della pavimentazione in semicotto (irrecuperabile perché completamente imbibita) sotto la quale era presente un sistema di travi e lastre di cemento posto in opera durante gli anni Cinquanta sopraelevando la pavimentazione per tentare di risolvere le problematiche legate all’umidità.
Sotto le lastre in cemento che sono state interamente rimosse mantenendo in opera, su richiesta dell’ente di tutela, soltanto le travi sulle quali erano appoggiate è emersa la presenza di una coltre di detriti misti ad argilla limosa probabile conseguenza del grave alluvione del 1994.
Le operazioni di pulizia effettuate si sono rivelate complesse a causa dello strato di fango in costante aumento nonostante il costante funzionamento pressoché costante di una pompa sommersa.
Sotto il fango è emersa un’interessante canalizzazione realizzata con strutture cave in laterizio posizionate vicino ai muri perimetrali e collegate ad altri canali perpendicolari all’asse della chiesa che poi si innestavano a sud dell’edificio per fuoriuscire all’esterno.
Queste canaline sono certamente più antiche delle lastre di cemento che sono invece riconducibili all’intervento degli anni Cinquanta di Monsignor Quinto Gho, nei bollettini parrocchiali a proposito dell’intervento degli anni Cinquanta si legge che prevedeva “(…) lo svasamento del pavimento e, previa canalizzazione sotterranea dell’acqua sorgiva, la ripavimentazione con strati alternati di pietrame, bitume e mattonelle nuove (…)”.