Approccio diagnostico e metodologia d’intervento: la cappella di Villa Capitani a Sarzanello

Presento con grande piacere questo interessante contributo delle colleghe Architetti Specialisti in Beni Architettonici e del Paesaggio Alessandra Carlesi e Maristella Pafundi sull'approccio diagnostico e la metodologia di intervento adottata per il restauro della cappella settecentesca di Villa Sarzanello in provincia di La Spezia.


La Cappella di Villa Capitani si presentava ricoperta da strati sovrammessi di ridipinture: uno scialbo novecentesco di colore azzurro steso sopra un “finto damascato” a motivi floreali tipico dell’Ottocento che, a sua volta occultava pitture a fresco secco di chiara impronta settecentesca.

Le murature interne della cappella, situata al piano terra, erano interessate da un vistoso fenomeno di umidità di risalita capillare dovuta alla presenza di una falda acquifera, in modo particolare quelle prospicienti l’esterno per una altezza che variava dagli 80 e i 180 cm circa (inclusa l’attigua sacrestia). 

Per questa ragione, come prima indagine, è stata effettuata la misurazione dell’umidità relativa mediante un igrometro elettrico (Testo 606) il cui principio si basa sul fatto che la resistenza elettrica di un qualsiasi materiale è in rapporto alla percentuale di acqua, ossia più alto è il valore dell'acqua in esso contenuta minore è la resistenza del materiale esaminato.

Si è quindi proceduto al rilievo fotografico della cappella effettuato grazie all’utilizzo di una fotocamera digitale con obiettivo AF – S e lunghezza focale 18 – 55mm e al successivo rilievo del degrado dei materiali che è stato eseguito mediante osservazione diretta e comparazione visiva con redazione di legenda specifica, ispirata al lessico della normativa UNI-NorMaL 11182:2006 Beni Culturali – Materiali lapidei naturali ed artificiali.

La restituzione grafica delle foto “raddrizzate”, supportata dal confronto diretto con il rilievo del degrado in situ, ha consentito di restituire in scala reale (1:1) i contorni delle aree di degrado, mappate con retini i cui colori sono stati associati alle singole forme di degrado elencate in legenda.

In accordo con la committenza e con la Soprintendenza di Genova, per far fronte al problema dell’umidità di risalita capillare, si è optato per un sistema di deumidificazione elettrofisica non invasivo e biocompatibile, basato sulla tecnologia della neutralizzazione di carica, che attraverso innocue onde elettromagnetiche interrompe il flusso capillare.

Dopo circa un anno e mezzo dall’istallazione, le indagini termografiche effettuate a scadenze programmate hanno permesso di appurare che le murature risultavano sensibilmente asciugate.

Successivamente, di concerto con l’ente di tutela e sotto la nostra Direzione Lavori, è stato dato il via al restauro degli apparati decorativi affidato al restauratore di beni culturali, Paola Orsolon di Vezzano Ligure (SP).

Dopo la preliminare asportazione manuale delle rappezzature cementizie si è proceduto al consolidamento degli intonaci che in molti punti risultavano polverulenti, spanciati soprattutto nelle parti basse e notevolmente distaccati, applicando, mediante iniezione, un prodotto impregnante non pellicolante molto concentrato a base di silicati minerali che, al contrario del più conosciuto silicato di etile, ha la particolarità di poter essere utilizzato in un ambiente umido come questo.

Successivamente è stato effettuato il descialbo delle pareti lasciando intatto il soffitto a testimonianza della decorazione voluta nel 1931 da Rosina Capitani, ultima discendente della famiglia di cui la villa porta il nome.

La stratigrafia condotta sulla superficie delle pareti ha permesso di rintracciare una prima ridipintura ottocentesca caratterizzata da colori a calce in chiaro gusto dell’epoca e con motivi floreali dai toni forti (bordeaux) e modanature grigio-marroni sulla quale era poi stata aggiunta una seconda scialbatura novecentesca uniforme di colore azzurro in doppio strato.

Il descialbo si è rivelato difficoltoso ed è stato eseguito, per la maggior parte delle zone, a secco mediante sistema a pressione con vibroincisore pneumatico e in altre a bisturi.

L’intervento ha riportato alla luce il delicato disegno originale di architetture settecentesche inserite in un sapiente trompe d’oeil, tipico dell’epoca e coevo alla villa.

Il lavoro durato diversi mesi sotto l’alta vigilanza della Soprintendenza ha avuto come obiettivo primario la tutela del bene garantita proprio grazie ad un restauro conservativo che ha privilegiato il recupero e la valorizzazione degli apparati decorativi nel loro aspetto originale, nel pieno rispetto dei materiali e delle tecniche utilizzate.


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2 pensieri riguardo “Approccio diagnostico e metodologia d’intervento: la cappella di Villa Capitani a Sarzanello

  • 28 Maggio 2020 in 7:06 AM
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    Grazie Paola per il tuo commento in un lavoro che peraltro ti ha visto direttamente coinvolta come Restauratore di Beni Culturali. Continua a seguirci e, se ti fa piacere, iscriviti alla nostra newsletter.

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  • 28 Maggio 2020 in 4:56 AM
    Permalink

    L'intervento è stato importante sotto tutti gli aspetti della conservazione e del restauro. Il contributo degli architetti Carlesi e Pafundi è stato fondamentale per individuare le soluzioni. 

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