Coperture

Le coperture degli edifici rurali a destinazione abitativa e di servizio sono generalmente a due o quattro falde, quasi sempre con struttura di copertura in legno e manto con tegole in laterizi (preferibilmente coppi) e qualche volta in lose di pietra anche a seconda della reperibilità del materiale e della tradizione costruttiva locale.

Ai manti in pietra corrispondono solitamente strutture lignee di sostegno molto resistenti, con elementi a sezione elevata in grado di reggere il peso delle lastre e con inclinazioni ridotte per evitarne lo slittamento.

Ai tetti in laterizio corrispondono, invece, strutture più leggere con grossa orditura “alla piemontese” cioè costituita da travi inclinate dette falsi puntoni che  poggiano sulle pareti perimetrali e su un muro di spina o in sua assenza su una trave di colmo, il raccordo tra la copertura e la muratura può avvenire mediante il cornicione realizzato in mattoni pieni che può essere lasciato a vista o essere intonacato.

Anche l’orditura secondaria varia in base al manto di copertura: nei tetti in coppi è solitamente composta da arcarecci orizzontali e listelli disposti nella direzione della pendenza; in quelli in lose è costituita da correnti posti sulle travi longitudinali (costane) secondo la direzione di pendenza della falda e da un tavolato ligneo di forma irregolare sul quale vengono posate le lastre di pietra; nei tetti in tegole di cotto come ad esempio le marsigliesi l’orditura secondaria è formata da correntini orizzontali collocati sui falsi puntoni.

Nei tetti con manti in pietra la falda sporge molto poco dalla linea di gronda a meno che non sia sorretta da mensoloni e saette in legno immorsate nella muratura. In genere, infatti, l’orditura lignea non sporge all’esterno della muratura e le lastre di pietra in sommità poggiano direttamente sui muri perimetrali e possono essere rifiniti da un semplice coronamento realizzato con un doppio filare di lastre di pietra leggeremente aggettanti rispetto al filo della muratura.

Nei tetti “alla piemontese”, invece, lo sporto del tetto in assenza di cornicione è più comune ed è realizzato dai falsi puntoni che sporgono all’esterno della costruzione.

Negli interventi di recente recupero è frequente l’uso di guaine di impermeabilizzazione inserite tra il manto di copertura e il tavolato. Talvolta si individua anche la presenza di guaine bitumate o lamiere ondulate o grecate poste in opera per impermeabilizzare la copertura.

Il raccordo tra struttura di elevazione e la copertura è frequentemente risolto con cornicioni realizzati in mattoni pieni che possono essere di tipo semplice a vista oppure essere coperti da intonaco ed arricchiti con motivi decorativi talvolta anche pittorici. La sporgenza dei cornicioni è solitamente limitata e il raccordo con la grondaia fa sì che questa sporga oltre il cornicione stesso.

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Galleria Fotografica con individuazione principali forme di degradazione delle COPERTURE

2_MONTECHIAROLe principali forme di degrado sulle coperture sono dovute all’assenza di manutenzione periodica e allo stato di progressivo abbandono nel quale versano molti degli edifici del territorio analizzato.

Tra le principali forme di degrado quelle che interessano la struttura lignea e che si manifestano sotto forma di marcescenza del legno dovuta all’azione dell’acqua sotto forma di infiltrazione (il fenomeno può interessare tanto l’orditura primaria quanto quella secondaria) e di degrado di natura biologica, riconducibile all’attacco aggressivo del legno da parte di organismi vari come i batteri, i funghi, gli insetti e quelli che interessano, invece, il manto di copertura per la rottura, sconnessione o perdita degli elementi che lo compongono.

Sono proprio le discontinuità che si possono creare tra gli elementi del manto di copertura che possono favorire l’infiltrazione di acqua con danni che, partendo dalla struttura lignea di sostegno, possono arrivare ad interessare le parti più interne fino all’instabilità strutturale della costruzione.

L’assenza di periodica manutenzione può poi favorire altre forme di degrado come quelle imputabili al diffondersi di vegetazione infestante proprio tra le connetture degli elementi di copertura, il proliferare della vegetazione è favorita dai depositi superficiali di terriccio spostato dal vento che si accumula tra gli elementi di copertura (lapidei o in laterizio).

L’innesco di questi fenomeni è poi favorito in tutti quei punti nei quali il manto entra a diretto contatto con la muratura: i punti di intersezione tra le falde, la linea di gronda, i comignoli, i muri tagliafuoco e più in generale tutte le strutture emergenti dalla copertura.


Prima di intervenire è sempre doveroso accertare le possibili cause o concause alle quali ricondurre eventuali fenomeni di dissesto strutturale, valutando l’effettiva estensione del fenomeno. Se hai bisogno di una consulenza specialistica clicca qui 

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