La tipologia costruttiva ricorrente dei “comignoli” nel territorio del GAL Borba
La tipologia costruttiva ricorrente dei "comignoli" nel territorio del GAL Borba
Nel territorio del G.A.L. Borba sono state rintracciate numerose varianti di comignoli che si differenziano per forma e logica costruttiva, essi rappresentano l’elemento conclusivo delle canne fumarie e dei camini e, pur nelle numerose differenziazioni, sono tutti accomunati da caratteristiche generali che mirano a garantire l’efficienza funzionale.
Sulle coperture di alto crinale sono stati rintracciati, seppure in numero ridotto, comignoli realizzati in pietra di forma semplice costituita da una base parallelepipeda sulla quale si impostano dei sostegni in pietra disposti verticalmente che sostengono una lastra sottile che funge da elemento di chiusura. E’ frequente la collocazione sopra la lastra sommitale di un sasso il cui scopo è quello di stabilizzarne il peso e l’aderenza alla struttura del comignolo.
La maggior parte dei comignoli rintracciati sono comunque realizzati con elementi in laterizio a vista anche questi impostati su una base parallelepipeda a pianta quadrata, rettangolare e talvolta circolare. La struttura di base è il più delle volte di medie dimensioni mentre la parte sommitale (mitra) può essere risolta in diverse maniere talora decorata con elementi speciali curvilinei o il più delle volte con elementi regolari.
Una tipologia ricorrente con diverse varianti costruttive è quella che vede il fusto del comignolo intonacato o lasciato con i mattoni a vista e la mitra realizzata con copertura a capanna a falde molto inclinate, sorretta da sostegni verticali in cotto il cui numero varia in base alla dimensione della canna fumaria.
Nel ponzonese si segnalano diversi esempi di comignoli con struttura “in torsione” ottenuta dalla sapiente posa in opera degli elementi in laterizio. Dei numerosi tipi di comignoli rintracciati sul vasto territorio del G.A.L. Borba alcuni hanno subito rimaneggiamenti che in taluni casi non ne hanno alterato l’immagine originaria, altri sono rifacimenti eseguiti riprendendo gli usi costruttivi locali, altri, infine, sono realizzazioni ex-novo.
Quali sono le forme di degrado più ricorrenti?
Il degrado è generalmente legato all’assenza di manutenzione periodica per evitare che fenomeni puntuali, come l’infiltrazione d’acqua o la presenza di vegetazione, ne inneschino altri, di maggiore proporzione, sino al dissesto strutturale.
I punti più soggetti a tali fenomeni sono le intersezioni tra le falde e con tutte le strutture emergenti e la linea di gronda. I fenomeni di degrado più diffusi sono: marcescenza degli elementi lignei dell’orditura primaria o secondaria; rottura, sconnessione o perdita di elementi del manto di copertura; erosione degli elementi lapidei e laterizi dei giunti di malta formazioni saline, rotture sconnessioni e mancanze nei lambrecchini.
Suggerimenti sul recupero degli elementi originali presenti in copertura
Gli interventi di recupero delle coperture devono assicurare il mantenimento della geometria e della pendenza delle falde, della consistenza materiale e dell’organizzazione strutturale delle coperture esistenti. Negli interventi di adeguamento ai requisiti termici imposti dalla normativa, quando possibile, sono da preferire quelli effettuati all’intradosso della copertura, che non comportino la rimozione del manto. Nel caso in cui sia indispensabile provvedere alla rimozione del manto originale, si consiglia di procedere allo smontaggio degli elementi lapidei con attenzione per poi provvedere al loro rimontaggio operando, dove necessario, eventuali sostituzioni con elementi similari per forma, dimensione, materiale e colore.
In ogni caso si sconsiglia la posa di nuovi comignoli o al sostituzione di quelli esistenti con altri estranei alla tradizione locale (es. prefabbricati in calcestruzzo metallo e laterizio).
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