Il ruolo dei comignoli nell’edilizia rurale piemontese e ligure

Una recente richiesta di consulenza sui comignoli mi ha spinto ad approfondire questo argomento già affrontato durante la definizione delle linee guida per la conservazione e il recupero dell’edilizia rurale del Gal Borba e al quale è stato dedicato un articolo specifico che analizza anche le principali forme di degrado.


Sul territorio alessandrino ed astigiano le tipologie studiate in ambito rurale, pur nelle numerose differenziazioni, sono tutte accumunate da caratteristiche generali che mirano a garantire l’efficienza funzionale. Sulle coperture di alto crinale sono state rintracciate tipologie in pietra dalla forma semplice su base parallelepipeda sulla quale si impostano sostegni in pietra disposti verticalmente che sostengono una lastra sottile che funge da elemento di chiusura. Spesso sulla lastra veniva collocato un sasso io cui scopo era di stabilizzare il peso e l’aderenza alla struttura del comignolo.

Su territorio ligure il tema dei comignoli è approfondito nel Manuale del recupero di Genova antica (DEI) a cura di Giovanni Galliani e Giorgio Mor che con schede grafiche di grande interesse affrontano l’importanza di questi elementi costruttivi, detti fumaroli, il cui funzionamento oveva essere garantito anche in presenza di forte vento. La tipologia più semplice, similare a quella piemontese, prevede un comignolo in muratura di mattoni con cappello in ardesia (che sostituisce la pietra di arenaria piemontese) anche in questio caso tenuto in posizione da una pietra.

In ambito piemontese la maggior parte dei comignoli rintracciati sono comunque realizzati con elementi in laterizio a vista anche questi impostati su base parallelepipeda a pianta quadrata, rettangolare e alcune volte anche circolare. La struttura di base è il più delle volte di medie dimensioni mentre la parte sommitale (mitra) può essere risolta in diverse maniere talora decorata con elementi speciali curvilinei o il più delle volte con elementi regolari. Una tipologia ricorrente vede il fusto del comignolo intonacato o con mattoni a vista e la mitra realizzata con copertura a capanna a falde molto inclinate sorrette da sostegni verticali il cui numero dipende dalla dimensione della canna fumaria.

In Liguria un tipo di comignolo ottocentesco è quello realizzato con il cosiddetto mantello e con cappello in lastre di ardesia che si è diffuso soprattutto in area genovese e che ancora oggi viene frequentemente riproposto ed utilizzato. Il citato manuale di recupero di Genova antica dedica schede grafiche descrittive che ne analizzano nel dettaglio i singoli aspetti (alle quali si rimanda per uno studio specifico). In questa sede ci basti dire che si tratta di una tipologia caratterizzata da una canna fumaria in mattoni pieni intonacati all’esterno con malta di calce a spessore medio per evitare possibili infiltrazioni e da un terminale detto mantello alla genovese formato da quattro lastre di ardesia ricucite con fili metallici ed appoggiate su mensole dello stesso materiale a loro volta incastrate nella parte muraria del camino. In sommità, per impedire l’ingresso dell’acqua piovana, era collocata un’altra lastra d’ardesia detta cappello tenuta in equilibrio da un peso (una pietra legata con malta) leggermente inclinato per favorire lo scivolamento dell’acqua.

 

 

 

 

 

 

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