L’antica tradizione del Palio della città di Asti

La storia della città di Asti si interseca perfettamente con la storia del palio che ha origini davvero antiche che ruotano attorno a questo antico drappo che veniva assegnato come premio in gare o competizioni tradizionali.

Gli astigiani hanno sempre lottato con perseveranza per mantenere il privilegio di far correre il palio nel giorno della loro festa patronale, dedicata al martire astigiano San Secondo: la corsa è citata infatti in tutti i trattati, in tutte le alleanze e in tutti i capitoli delle convenzioni con i vari reggenti, padroni o dominatori.

Il tracciato di gara ha subito nel corso dei secoli diverse modifiche: fino al sesto decennio del XIX secolo era una corsa “lunga” per le strade cittadine e non solo, dopo l’unità d’Italia e successivamente dopo la ripresa del 1967 è stata limitata all’interno di un circuito. La manifestazione si svolge la terza domenica di settembre non è solo Palio, ma vengono congiuntamente organizzati un mercatino, il palio degli sbandieratori, la corsa della vigilia, varie mostre e cene propiziatorie.

Il corteo storico, dopo aver percorso la parte antica della città, si articola con l’avvenimento della richiesta da parte del Capitano al sindaco di poter correre il palio; successivamente, dopo l’estrazione a sorte per la posizione dei cavalli dello steccato, si svolgono delle batterie a sette cavalli. Gli animali sono montati dai fantini “a pelo” ovvero senza la sella, la finale della gara si svolge tra i primi tre classificati delle altrettante tre batterie precedentemente svolte.

Il corteo è uno spettacolo emozionante che vede sfilare 21 stemmi rappresentanti i 14 rioni e borghi cittadini e 7 comuni della provincia astigiana tra cui Baldichieri, Canelli, Castell’Alfero, Moncalvo, Montechiaro, Nizza Monferrato e San Damiano. Ogni cavallo viene sottoposto a visite veterinarie atte ad accertare l’idoneità fisica sportiva; lo stesso per i fantini per garantire la sicurezza della corsa e la bellezza dello spettacolo.

Tante le testimonianze storiche scritte che parlano del palio, vediamo alcune.

Nel 1280 Ogerio Alfieri, avo del commediografo Vittorio, scriveva: “(…) La città di Asti era colma di ricchezze, chiusa da solide e recenti mura e costituita…. da molti edifici, torri e palazzi…. in caso di necessità la città può contare su 600 cavalieri dotati di due cavalli (…)”.
Guglielmo Ventura, di professione speziale ma cronista per diletto scriveva:”(…) Nell’anno 1275 gli astigiani corsero il palio sotto le mura della nemica città di Alba, portando danni e devastazioni alle vigne (…)”.

Dal 2015 all’interno del cinquecentesco Palazzo Mazzola è presente il Museo del Palio che ospita anche l’archivio storico comunale con documenti dal X secolo in poi, qui è conservato il “Labaro” dipinto con le insegne della città di Asti ed il “Palio” costituito da un lungo tessuto di velluto cremisino unito al labaro.

Il percorso museale ripercorre le vicende del palio e della città di Asti con la possibilità di leggere i documenti originali e di visionare gli antichi bandi, stendardi e sonetti celebrativi, grazie a moderne postazioni multimediali è possibile comprendere lo spirito storico di questa secolare manifestazione. Sono, inoltre, in visione manifesti, locandine, cartoline, calendari ed altri gadget di vari periodi che raccontano le emozioni legate a questo evento; il museo ospita anche mostre particolari che hanno come argomento centrale il palio con l’esposizione di costumi originali, bozzetti, fotografie e vari cimeli.

Durante la sfilata del palio oltre agli sbandieratori e al corpo bandistico spicca il “carroccio” che era un antico carro da guerra; il nome deriva dal tardo latino carrochium ovvero il carro con le insegne comunali usato durante il periodo dei liberi comuni. Era trainato da tre coppie di buoi e portava le insegne astigiane: una croce bianca in campo rosso e un gallo in ferro battuto simbolo delle libertà comunali.

Una segnalazione la meritano gli sbandieratori soprattutto per il ruolo folkloristico che assolvono la cui tradizione ludica è citata per la prima volta nel 1275. L’Associazione sbandieratori della tradizione astigiana è molto apprezzata anche all’estero dove ha ottenuto importanti riconoscimenti tra cui il premio “Maschera d’argento“.


 

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