Il primo edificio dei monaci cistercensi fuori dal territorio francese: l’Abbazia di Tiglieto
L’Abbazia di Tiglieto fu fondata nel 1120 nell’attuale territorio del Sassello dai monaci cistercensi ed è il primo edificio religioso dei monaci fuori dal territorio francese.
Documentazioni storiche sull’esistenza dell’Abbazia le abbiamo già nel 1131 in seguito alla donazione ai monaci di un appezzamento di terreno e nel 1132 anno in cui Papa Innocenzo II ne confermò l'esistenza dando inizio ad un periodo molto florido. In seguito ebbe una vita molto turbinosa alternando periodi di importante attività a momenti di abbandono degrado. Nel XVII secolo con un diritto reale di usufrutto di una proprietà, il Papa Innocenzo X la concesse al Cardinale Lorenzo Raggi ed ai suoi eredi che fecero lavori di restauro e ristrutturazione alla struttura architettonica ed ampliarono l’azienda agricola che divenne il polo di una comunità contadina che visse fino agli anni Trenta del secolo scorso.
L'Abbazia è immersa nel verde tra le gole di torrenti ed il pullulare dei boschi, il silenzio regna ovunque e fa tornare alla mente il periodo in cui i monaci lavoravano la terra nei loro orticelli. In epoca moderna recente lavori di restauro, finanziati dalla Sovrintendenza di Genova, hanno permesso il recupero dell’intera struttura mettendo in luce parti medievali dell’esterno e seicentesche degli interni. L’Abbazia unisce in se la chiesa dedicata a Santa Maria alla Croce, il Convento con la sala del refettorio ed il Chiostro; attualmente è priva di una comunità monastica.
La chiesa primitiva è a tre navate terminanti con altrettante cappelle absidali; com’era diffuso in Liguria la struttura architettonica possedeva archi a tutto sesto poggianti su robusti pilastri quadrangolari. Non ebbe mai un campanile in pietra ma soltanto una struttura in legno a sostegno delle due campane. La muratura, molto semplice ma accurata, era costituita da mattoni e strati di malta molto sottili. Durante il XV/XVI secolo la struttura ebbe un periodo buio di decadenza, come si evince da parti aggiuntive, il tetto subì un incendio o un crollo che lasciò la chiesa scoperchiata quindi in balia delle intemperie che distrussero anche le varie cappelle. Lavori di scavo e restauro degli anni Cinquanta del secolo scorso hanno messo in luce tutto questo: frammenti delle cappelle, blocchi di murature e parti di un altare principale.
La porta d’ingresso si presenta con un arco in pietra bianca e nera a fasce alternate che riporta alla mente lo stile gotico genovese del quattrocento; ai suoi lati si trovano due porticine rettangolari con ampie finestre a semicerchio. L’interno è costituito da una amplia volta a botte della navata centrale e da volte a crociera delle navate laterali; inoltre è stato modificato il campanile e costruito il battistero.
Infine è doveroso citare il lavoro nei secoli dei monaci per quanto riguarda l’aspetto agricolo e pastorale, erano soliti nei vasti terreni coltivare la vite, raccogliere il fieno ed arare i campi per le varie culture dal frumento alla segale, dall’orzo al lino ed a legumi vari. Inoltre un lavoro molto importante era la cura dei boschi soprattutto di castagni attraverso i cui frutti producevano farina da vendere nei mercati genovesi; in più con il legname riscaldavano i vari ambienti. Da non trascurare l’allevamento del bestiame dalle capre alle pecore, dagli agnelli alle mucche fino ai montoni nei vasti pascoli adiacenti all’Abbazia e la cura degli animali da recinto come gli asini, i polli, i maiali e vari uccelli. Data la vastità del lavoro da compiere i monaci si servivano di una manodopera che pagavano attraverso bestiame e legna.