La Capitale Italiana della Cultura per il 2025 è Agrigento
Il progetto che ha portato ad eleggere Agrigento capitale italiana della cultura 2025 trova riscontro nell’espressione Il se, l’altro e la natura e nella valorizzazione del ricco patrimonio storico e culturale e nella relazione “tra individuo, comunità ed ambiente” perché la città rappresenta un crocevia di civiltà con una storia millenaria.
Agrigento è stata fondata nel 581 a.C. dai Greci ed ebbe il suo massimo splendore nel V secolo a.C.. Il poeta greco Pindaro la definì come la “città più bella fra quante sono albergo per gli uomini.”
La fusione tra passato e presente rappresenta uno dei punti principale del progetto Agrigento; nella storia antica durante le guerre puniche fu conquistata dai Romani che trasformarono il suo nome in Agrigentum, successivamente ebbe influenze e dominazioni greco- bizantine, arabe e normanne. Questi ultimi ribattezzarono la città col nome di Girgenti che mantenne fino al 1927 quando fu rinominata col toponimo odierno.
Nella storia contemporanea la città rappresenta un modello di accoglienza ed un laboratorio per affrontare le sfide globali e la trasformazione culturale.
Agrigento è la città della valle dei templi che dal 1997 è stata dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Segnaliamo alcuni dei monumenti più importanti di questa splendida città.
Il duomo di San Gerlando costruito dal 1096 al 1102, il suo completamento avvenne nel XVII secolo.
La sua struttura è un insieme di stili: arabo normanna, gotico-chiaramontano, rinascimentale e barocco; l’interno è a croce latina a tre navate. I soffitti sono caratterizzati da decorazioni di personaggi biblici, figure allegoriche, figure di vescovi e stemmi tra i quali spicca quello di Carlo V di Asburgo; l’influenza spagnola del XVII secolo si ritrova nel soffitto a cassettoni dorati che conferisce un tono solenne e sontuoso all’ambiente.
Altro luogo di culto interessante è la Basilica di Santa Maria dei Greci del 1200 in stile arabo-normanno, sorta sulle fondamenta di un tempio dorico in onore di Giove Polieo; la sua facciata è in stile gotico-chiaramontano, corrente artistica siciliana in epoca gotica sotto il dominio dei Chiaramonti, conti di Modica.
Prima di immergerci nella storia archeologica della città è doverosa una citazione dei personaggi che hanno dato lustro alla loro città del passato il filosofo e politico Empedocle vissuto nel V-IV secolo a.C. e dei nostri giorni il drammaturgo, scrittore e poeta Luigi Pirandello.
Pirandello (1867-1936) ricevette il Nobel per la letteratura nel 1934, tra le sue opere più conosciute il “fu Mattia Pascal”, l’”Enrico IV”, il “berretto a sonagli”, “così è se vi pare”, “questa sera si recita a soggetto”. Al drammaturgo è intitolato il teatro comunale costruito nel 1870. L’interno del teatro era caratterizzato soprattutto dal suo sipario che rappresentava il valoroso atleta akragantino Esseneto; l’opera andò perduta o distrutta durante il lungo periodo di chiusura. Soltanto nel 2007 il produttore Francesco Bellomo ha donato un nuovo sipario creato con le stesse tecniche di quello precedente e che riproduce l’affresco originale.
Altri luoghi che raccontano la storia e la vita del grande drammaturgo sono naturalmente la sua casa natale che ospita all’interno una collezione di fotografie, onorificenze, libri autografati, quadri e locandine di spettacoli teatrali; unita alla casa è il complesso museale della biblioteca “Luigi Pirandello” che contiene documenti autografi, lettere, copioni teatrali, manoscritti, giornali e cimeli dell’artista.
Sicuramente è la Valle dei templi la parte più conosciuta della Città di epoca ellenica con il suo immenso parco archeologico.
La valle era destinata a produzioni agricole ed artigianali, in essa troviamo alcune fornaci testimonianza della produzione di ceramiche; molti blocchi marmorei dei monumenti classici vennero portati via per essere riutilizzati nella costruzione degli edifici durante la dominazione arabo-normanna e del molo antico di Porto Empedocle.
Il parco con i suoi 1300 ettari è il più grande parco archeologico d’Europa e del Mediterraneo in esso sono presenti tempi dorici, tre santuari e varie necropoli; di straordinaria importanza era il tempio di Zeus Olimpo il più grande della Magna Grecia.
Altri templi di grande valore storico sono:
- il Tempio di Giunone situato sullo sperone più alto della collina è di ordine dorico ed è datato V secolo a.C., ha un basamento con quattro gradini; pare sia stato danneggiato durante le guerre tra Roma e Cartagine nel 406 a.C. da un incendio del quale restano tracce sui muri della cella. Numerosi restauri furono effettuati nel corso dei secoli con drastici interventi strutturali e conservativi sulle parti lapidee.
- il Tempio di Ercole il più antico tra i templi dorici di Agrigento risale alla fine del VI secolo a.C. di ordine dorico ha un basamento di tre gradini, particolare è la presenza per la prima volta di un tetto decorato da grondaie per l’acqua piovana a forma di teste leonine.
- il Tempio della Concordia uno dei meglio conservati dell’antichità greca; di ordine dorico la sua costruzione risale al V secolo a.C. ha un basamento con quattro gradini sui quali poggiano varie colonne. Secondo la tradizione nel VI secolo d.C. la costruzione divenne una chiesa cristiana quando il vescovo di Agrigento Gregorio la consacrò ai S.S. Pietro e Paolo.
- Il museo archeologico regionale Griffo che conserva collezioni di reperti archeologici di notevole importanza per ricostruire la storia della città di Agrigento e del suo territorio. Il museo è stato costruito negli anni Sessanta e nasce tra le strutture restaurate del trecentesco convento di San Nicola; tra le collezioni troviamo vasi, ceramiche dell’antichissima necropoli di Akragas, oltre che a statuette, busti, terracotte, bracieri con scene e decori delle varie fasi storiche. Inoltre si possono ammirare resti di tempi, materiali d’uso quotidiano, pezzi di pavimentazioni ed intonaci dipinti delle abitazioni cittadine; non mancano collezioni di monete, sculture di origine greca e sarcofagi sia di epoca ellenica che romana del II/III secolo.
- La rupe atenea il punto più alto della città greca Akragas, dove sono venuti alla luce resti di numerosi frantoi ellenici.
- Il sito archeologico del Giardino di Kolymbethra, all’interno della valle dei templi che rappresenta un luogo di immensa rilevanza naturalistica. Anticamente era un bacino artificiale (piscina, cisterna) costruito per volere del tiranno Terone nel 480 a.C. come descrive lo storico Diodoro Siculo nei suoi libri della Bibliotheca Historica…”una grande vasca….vivaio di ricercata flora e abbondante fauna selvatica“. Il giardino ha una estensione di cinque ettari e custodisce al suo interno una ricca varietà di alberi come agrumi, pistacchi, gelsi, noci, melograni, banani ed esemplari della macchia mediterranea come mirti, allori, lecci, ginestre, euforbie ed olivi secolari.