Nell’alessandrino, sulla riva sinistra del Tanaro, il piccolo comune di Solero

A pochi chilometri di distanza dal comune di Alessandria e dai comuni di FelizzanoQuargnento ed Oviglio, sulla riva sinistra del Tanaro, si trova il piccolo comune di Solero. Le prime tracce di un insediamento nel territorio risalgono all’età del bronzo come si evince da alcuni ritrovamenti archeologici.

Il nome parrebbe avere diverse possibili derivazioni:

  •  solarium ossia denaro pagato da alcuni coloni per l’affitto del territorio che in epoca romana avevano ricevuto da Quargnento;
  •  solium ossia sarcofago;
  • solum ossia suolo 
  • solor ossia ristorare poiché Solero era collocato sulla strada che univa Derthona ad Hasta ed era luogo di ristoro per le persone e gli animali.

La sua fondazione si fa risalire alla dominazione romana quando i primi nuclei abitativi si svilupparono sulla riva del Tanaro che all’epoca con ogni probabilità era un fiume navigabile. Dal V al IX secolo sotto il regno dei Franchi fu feudo dell’Abbazia di San Martino di Tours, nel X secolo vennero portate le spoglie del vescovo di Tours, Perpetuo che sono tutt’oggi conservate nella parrocchiale.

Altro santo del territorio fu San Bruno, patrono del paese che ivi nacque nel 1048; venne elogiato come maestro di carità e difensore della morale evangelica.

Nel XII secolo la popolazione si spostò nella “villa forte”, la nuova città fatta costruire attorno ad una piccola altura fortificata e meno esposta, rispetto alla “villa vecchia”, alle inondazioni del Tanaro. Solero partecipò alla fondazione di Alessandria del 1168 e con essa seguì il corso della storia con  distruzioni causate dal passaggio di vari eserciti tra i quali quello di Federico Barbarossa.

All’inizio del XVIII secolo entrò sotto il dominio dei Savoia; per parecchi anni fu feudo della nobile famiglia alessandrina dei Guasco che fece erigere un castello che passò successivamente alla nobile famiglia dei Faa’ di Bruno attraverso il matrimonio dell’ultima figlia del marchese Guasco.

Nel XIX secolo venne annesso al Regno di Sardegna e poi al Regno d’Italia.

Tra i monumenti simbolo del paese troviamo il Castello dei Faà di Bruno: una piccola costruzione del XVI secolo in stile rinascimentale con una torre merlata ornata da tre ordini di bifore, emblematici nel parco, oggi pubblico, sono i due pozzi: il primo coperto da una cuspide in mattoni sorretta da archetti a sesto acuto e l’altro aperto ornato da uno stemma.

La Chiesa parrocchiale intitolata a San Perpetuo in origine in stile romanico gotico modificata nel corso degli anni. Certamente di epoca antica (1100) è la cripta rinvenuta durante gli scavi per la nuova pavimentazione l’altare maggiore. La struttura a cinque navate in mattoni comprende la cupola del 1904 ad archi binati con una cuspide gotica esagonale.

La facciata in stile neoclassico presenta finiture in intonaco colorato mentre lateralmente predominano mattoni a vista con elementi sagomati in cotto. Nel 1768 venne costruito il reliquiario per il corpo del vescovo di Tours, nel 1816 venne eretta la cupola con la lanterna.

Al termine del nostro viaggio merita una citazione la Chiesa della Madonna del Poggio sulla strada antica per Piacenza di epoca medievale. Questo oratorio già dal XVI secolo fu meta di pellegrini attraverso la via Francigena, costruito in epoca medievale su un’antica proprietà della famiglia alessandrina dei Carelli da allora è meta dei pellegrini che qui potevano riposare trovando ristoro (molte delle informazioni sono state raccolte dal sito del Comune di Solero).


Quali prodotti tipici è possibile trovare a Solero?

Tutte le cucine popolari hanno una specialità gastronomica che si basa sul pane raffermo opportunamente insaporito ed impastato: vicino ad Alessandria, nei paesi di Quattordio, Felizzano e soprattutto di Solero esiste un piatto sino a qualche anno fa presente solo in alcune famiglie ed in via di estinzione che grazie alla “pro loco” è stato riproposto in occasione delle feste patronali, si tratta dei “pé di Solero” termine dialettale che significa pieno o ripieno. 

Vanno serviti molto caldi in una fondina aggiungendo un mestolino di brodo e un cucchiaio di parmigiano grattugiato. Alcuni preferiscono servirli asciutti accompagnandoli con i bagnetti tipici del bollito (verde, cotto od anche rosso), si tratta di una usanza recente, molto indicata ma non tradizionale. Questo piatto può essere validamente inserito in un menù il cui secondo sia costituito da una gallina lessa o da un bollito misto.
 

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