Conservazione dei dipinti murali delle cripte rupestri: approccio diagnostico – II parte
Visto il grande interesse suscitato da questo argomento, ecco la seconda parte del contributo di Davide Melica libero professionista di Copertino (LE) sulla conservazione dei dipiti murali delle cripte rupestri.
[il presente contributo è firmato da Davide Melica e Giovanni Quarta, geologo del CNR]
La possibilità di valutare lo stato di conservazione di quattro cripte ubicate in provincia di Lecce consentì di procedere alla dettagliata osservazione delle superfici dipinte, corredata da un rilievo fotografico e integrata con misure della temperatura e dell’umidità relativa interna ed esterna ai manufatti, con misure di temperatura e di umidità superficiale e con analisi per diffrazione di raggi X su scialbi ed efflorescenze.
La cripta di San Salvatore in Giurdignano (LE)
Nel vano ipogeo erano stati misurati valori di Tint= 17.1°C e Uint= 90% mentre all’esterno venne registrata una temperatura Test=24.3°C e un’umidità relativa Uest=57%. Le temperature superficiali si mantenevano intorno a 15.5°C con un lieve aumento sulla volta (16-16.6°C).
I dipinti murali apparivano complessivamente in buono stato di conservazione nonostante la presenza di alcune efflorescenze di gesso; non si rilevavano fenomeni di condensa, evidenti invece sulle stuccature di restauro che tuttavia non risultavano degradate. Sulle superfici in pietra erano diffuse le patine biologiche, soprattutto nelle zone esposte alla luce esterna e a quella dei fari interni.
La cripta della Favana a Veglie (LE)
All’interno della cripta si registravano valori di temperatura e umidità relativa pari a Tint=16.4°C e Uint=74%, mentre quelli esterni erano di 21.4°C e 58%.
Alcune dipinti murali mostravano diffusi processi di esfoliazione e caduta dell’intonaco dipinto ed evidenti efflorescenze e sub-efflorescenze; tali manifestazioni di degrado erano con ogni probabilità correlate a infiltrazioni d’acqua piovana. Sulla parete nord si osservavano fenomeni di condensazione superficiale. Tutte le stuccature di restauro erano in buono stato di conservazione.
La cripta di Santa Cristina in Carpignano salentino (LE)
All’interno della cripta si registravano valori di temperatura e di umidità relativa rispettivamente pari a Tint=15.8°C e Uint=75%, mentre quelli esterni erano pari a 22.5°C e 60%.
La temperatura superficiale dei dipinti murali aumentava dal piano di calpestio (15.6°C) verso la volta (16.4°C); al contrario i valori di umidità diminuivano procedendo verso l’alto (da 70-100 a 15-20). Le condizioni conservative dei dipinti riproponevano pesantemente problematiche molto simili a quelle riscontrate prima del restauro del 1998; su molte aree si osservavano nuovi veli carbonatici ed efflorescenze/sub-efflorescenze saline che provocavano esfoliazioni e cadute dell’intonaco e delle stuccature di restauro.
La cripta del Crocifisso a Ugento (LE)
All’interno della cripta erano stati registrati valori di temperatura e di umidità relativa rispettivamente pari a Tint=19°C e Uint=72%, molto simili a quelli dell’esterno Test=20.2°C e Uest=78%. Le temperature delle superfici dipinte si mantenevano intorno a 16°C indipendentemente dalla quota rispetto al piano di calpestio.
I dipinti murali e le stuccature di restauro si trovavano in buone condizioni; non erano presenti veli carbonatici né patine biologiche né efflorescenze saline degne di nota, tuttavia in prossimità della cancellata esterna si osservavano intensi fenomeni di condensa.
Le verifiche effettuate sulle cripte del Salento hanno evidenziato la complessità delle fenomenologie di degrado appartenenti a questa categoria di Beni Culturali e, di conseguenza, anche le necessità conservative finalizzate al loro recupero.
L’esperienza delle cripte della Favana a Veglie e di Santa Cristina a Carpignano pone seri dubbi sull’uso dei deumidificatori che, installati già nel corso dell’intervento, causarono un avanzamento repentino del degrado delle superfici pittoriche.
Un ruolo importante assume lo stato di conservazione del manufatto prima dell’intervento e il suo utilizzo nel corso del tempo. In ogni caso, in merito agli interventi più problematici tra quelli esaminati, rimane il dubbio su quale esito avrebbero avuto l’adozione di corretti sistemi di equilibrio climatico ed una manutenzione programmata; probabilmente non si sarebbe potuto evitare la progressiva caduta di porzioni di pellicola pittorica ma il processo avrebbe avuto un netto rallentamento.
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